Salute
«Diabete? Non sottovalutare i campanelli d’allarme»
24/02/2025
Ilaria Rubbo, endocrinologa e specialista in diabetologia dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, si sofferma su questa patologia per molti versi “silenziosa”, evidenziandone peculiarità, rischi per la salute e l’importanza di una diagnosi precoce.
Il diabete è uno dei mali più diffusi del nostro tempo. Una di quelle patologie che nell’idea comune rientrerebbero nel novero delle “malattie dell’opulenza”. Ma non sempre è così poiché, come spiega Ilaria Rubbo, dal 2016 dirigente medico e specialista in diabetologia, endocrinologia e malattie del ricambio presso l’Ambulatorio diabetologico e malattie del metabolismo dell’Ospedale provinciale di Bolzano, a causare la malattia possono essere anche fattori genetici ereditari.
Dott.ssa Rubbo, quante tipologie di diabete esistono?
Ne possiamo classificare diverse ma le due più diffuse sono il diabete mellito tipo uno e diabete mellito tipo due. Nel caso del primo, si tratta di una patologia autoimmune caratterizzata da una produzione carente di insulina. Nel diabete di tipo due, che poi è la forma più comune, l’insulina generata non viene correttamente utilizzata dall’organismo.
Quali sono i rischi per la salute?
Quello di sviluppare complicanze a lungo termine, dunque croniche, come problemi alla vista, renali o, più frequentemente, cardiovascolari. Quindi, infarti, ictus, problemi di circolazione periferica con effetti sulla sensibilità e la motilità. Sembra spaventoso ma attraverso prevenzione, screening e la giusta terapia si può evitare o ridurre l’incidenza di queste complicanze.
È corretto dire che negli ultimi decenni si è abbassata la soglia di età dell’insorgenza?
Per quanto riguarda il diabete mellito di tipo due, la cui probabilità di insorgenza è più frequente con l’avanzare dell’età, si è osservato un aumento tra i giovani o e un relativo anticipo della diagnosi rispetto al passato. Questo è sicuramente più visibile negli USA, però anche da noi in Europa c’è questa tendenza, anche se meno evidente. Le principali cause sono lo stile di vita sedentario e l’alimentazione non regolata o comunque ricca di zuccheri semplici e grassi che, favorendo l’obesità, possono determinare un aumento del rischio di incorrere in patologie metaboliche tra cui, in primis, il diabete.
Quali sono gli interventi che l’Azienda sanitaria mette in campo nella prevenzione?
Sono diversi anni che l’Azienda sanitaria promuove uno screening del diabete tra la popolazione. Si tratta di un invito alla cittadinanza a rispondere a un questionario online mediante il quale si calcola il rischio di insorgenza del diabete.
I pazienti che risultano più a rischio, vengono invitati ad effettuare degli esami di approfondimento. Questo, quindi, è sicuramente un mezzo importante per sensibilizzare la popolazione su larga scala.
Com’è l’andamento negli ultimi anni?
Nel 2021, in tutto il mondo si parlava di 540 milioni di diabetici e le prospettive da qui al 2030 non sono rosee poiché è previsto un aumento del 15-20%.
I sintomi?
Sete e appetito costanti, poliuria, quindi, si va spesso in bagno, calo di peso e disturbi del campo visivo. Tutti questi sintomi sono dei campanelli di allarme, che dovrebbero spingere la persona a rivolgersi al medico di fiducia per richiedere di eseguire degli esami ematochimici, tra cui il dosaggio della glicemia e della emoglobina glicata.
Ritiene che questa patologia sia nei fatti sottovalutata?
Assolutamente. Io la considero un “killer silenzioso” perché, aldilà dei sintomi, non si avverte dolore. Pertanto, magari si è portati a non dare peso ai segnali che arrivano dal corpo e la patologia può anche progredire fino a portare a conseguenze croniche o, addirittura, alla morte. Anche se non si utilizza più come terminologia, la cosiddetta condizione di “pre-diabete” rende bene l’idea di un paziente che magari per anni ha alterazioni minime dei valori nelle analisi del sangue e, per questo motivo, non ci fa caso. Queste alterazioni però poi possono progredire e portare al diabete di tipo due, dal quale è molto improbabile poter guarire. Se si riesce però a intercettare questa fase intermedia, ci sono più possibilità di invertire la tendenza.
Una corretta alimentazione abbassa il rischio di sviluppare forme di diabete?
Per quanto riguarda diabete mellito tipo 1, no perché lì subentrano fattori genetici e ancora non è stata individuata la causa esatta del perché il corpo distrugga le cellule che producono l’insulina. Diversa, invece, è la condizione del diabete mellito tipo 2, poiché esso è il risultato di una serie di fattori concomitante. Quindi, la genetica da un lato, lo stile di vita, l’alimentazione e l’attività fisica dall’altro.
Ciò vuol dire che curare questi aspetti riduce o minimizza il rischio d’insorgenza.
Che ruolo giocano la genetica e l’ereditarietà?
Detto questo, la sola genetica, per quanto influente, non rappresenta una condanna. In parte perché alla composizione del patrimonio genetico di una persona concorrono entrambi i rami genitoriali, ma soprattutto perché da sola la genetica non è sufficiente a determinare la comparsa della patologia.
Fonte: asdaa