Società
Fortezza, pista ciclabile: da percorrere col machete
23/07/2024
Il turismo in bicicletta sta prendendo sempre più piede. Anzi, pedale, non piede. I turisti che dalla Germania e dall’Austria (ma sono state censite presenze anche dal Belgio e dall’Olanda), che con velocipedi attrezzati di tutto punto intraprendono il tour per arrivare fino al mare, spono aumentati a dismisura. Si calcola che, se già nel 2023 si segnava una crescita del cicloturismo, i report di quest’anno confermano ulteriormente la tendenza. Il turismo su due ruote è trainato soprattutto dalla richiesta sempre più frequente di viaggi esperienziali, turismo attivo e outdoor e ciò appare logico se si pensa a queste tre linee di pensiero come contrapposizione ad una vita sempre più globalizzata, frenetica ma fisicamente statica.
Tutto questo per dimostrare come le piste ciclabili siano arterie importanti a veicolare nel nostro Paese milioni di turisti. Ci pensano tutti, dalle agenzie marketing alle Pro Loco di ogni centro. Tutti, tranne coloro (amministratori pubblici) che, dopo aver fatto vanto di esdsere stati tra i primi a capire il fenomeno già molti anni fa e a promuovere la realizzazione di pista ciclabili (la Monaco-Venezia è propagandata sia in Baviera che in Veneto) paiono essersi dimenticati totalmente della loro esigenza di manutenzione. Così, se dove c’è un ponte (leggi a Le Cave) realizzato in legno nel pieno rispetto del concetto pro-ambiente, nessuno si cura del fatto che , con una pioggia e/o con la rugiada del mattino, questo diventi viscido e pericoloso come una lastra di ghiaccio. Così come nessuno tra “chi di dovere” (tranne qualche migliaio di cicloturisti) è costretto a preventivare un machete tra l’attrezzatura al seguito, per farsi largo tra le erbe altissime e i rami dei cespugli che a Fortezza, a ridosso con la biforcazione con la Pusteria invadono ormai gran parte della corsia frustando, come un penitente sulla via di Gerusalemme, chi sta pedalando magari da ore.
La competenza sarebbe della Wipptal, intesa come Comunità Comprensoriale, visto che un chilometro più avanti, direzione sud, appare il cartello “zona di competenza della Comunità Comprensoriale Valle Isarco. Dunque se questa esiste, esiste anche la nostra, la Wipptal appunto. Che non ci risulta abbia messo tra le proprie offerte turistico-esperienziali, quella di essere presi a frustate da rami di acacia (con spine da penitenza medioevale) e da arbusti ormai alti quasi due metri e che sotto il peso delle piogge di questo periodo si piegano omaggianti verso il ciclista.
Sebastiano Venneri, responsabile nazionale Legambiente turismo, descrive il cicloturismo come «una rivoluzione gentile ma disordinata»: gentile, perché la bicicletta richiede lentezza ed è un mezzo di mobilità sostenibile; disordinata, perché si colloca in un contesto generale in cui il turismo slow non è ancora dominante e perché l’Italia non ha ancora un’infrastruttura stradale che tuteli la sicurezza dei viaggiatori su due ruote. Nonostante ciò, il report mostra come il cicloturismo abbia segnato 57 milioni di presenze nel 2023, pari al 6,7% del totale delle presenze turistiche in Italia. Un numero che non solo ci riporta ai livelli pre-pandemici, ma addirittura li supera, con una crescita del 4% rispetto al 2019. Da un punto di vista economico, questi numeri si traducono in 5,5 miliardi di euro: un giro d’affari che vede un aumento del 35% rispetto al 2022 e del 19% rispetto al 2019, anno record per il turismo in Italia. A ciò si aggiunga che, recenti studi affermano come il cicloturista sia un viaggiatore con un alto potenziale di spesa: nel 2023, ha speso in media 95 euro al giorno (per i turisti stranieri la cifra sale a 104,5 euro), contro i 60 euro scarsi dei turisti “altri” e pare preferire i soggiorni in albergo o nei B&B.
Dario Massimo