Cultura
Fortezza: inaugurata la mostra bunker del “Vallo Alpino (Littorio)”
30/05/2022
E’ stata inaugurata nei giorni scorsi al forte di Fortezza, la mostra permanente sui bunker del “Vallo Alpino (Littorio)”, allestita occupando la parte inferiore, un tempo abbandonata, del “Versorgungsgebäude”, il grande edificio che, nel complesso fortificato, rappresentava il deposito materiali e attrezzi.
L’assenza del presidente della giunta provinciale Arno Kompatscher, impegnato altrove, è stata colmata da Ulrich Stofner, direttore del dipartimento per l'Economia, l'Innovazione e l'Europa della Provincia, che ha richiamato l’attenzione sui bunker, “…discorso mai così attuale come oggi, dove in un’Europa squassata da una guerra impensabile nel terzo millennio, si vedono centinaia di persone ammassate in bunker e rifugi improvvisati”. Gli ha fatto eco Massimo Bessone, Assessore al Patrimonio, che nel ricordare come il suo istituto abbia contribuito sostanzialmente a questo tassello che arricchisce la più grande struttura museale dell’Alto Adige, ha citato come in una recente intervista, una giornalista gli abbia chiesto – segno dei tempi – che cosa faccia la Provincia per realizzare o valorizzare strutture da utilizzare in caso di bombardamento. Il sindaco di Fortezza Thomas Klapfer e Angelika Fleckinger, direttrice dell’Azienda musei provinciali, hanno invece sottolineato l’uno, il collegamento tra il paese di Fortezza e il Forte, l’altra come si sia arrivati alla mostra, il percorso durato una decina d’anni e le ricerche a monte del progetto. La parte ufficiale si è chiusa con una performance di Matthias Schönweger, detto (a ragione) “Bukerherrele” (il signore dei bunker). A ragione perché ne possiede un numero considerevole di quelli alienati dalla Provincia e li ha trasformati in testimonianze d’arte, in depositi per l’invecchiamento e la lavorazione dei formaggi e per la nobilizzazione del whisky.
Per tornare alla mostra, il design è davvero originale ed è stato spiegato da chi lo ha realizzato: Karl Pircher. Il complesso si articola in otto diversi piccoli padiglioni, dove interazione, tecniche innovative di racconto, come ad esempio una sorta di “plastico metallico” del ramificarsi del Bunker Nr.3 con note esplicative ed una curiosa feritoia nella quale si possono vedere immagini del “vero” bunker, piuttosto che l’unicum di un plastico tridimensionale con le posizioni dei bunker realizzati e solo progettati, rendono ammiccante una visita. La mostra è bella, attraente, ammiccante ed esplicativa per i più: quelli che la guerra l’hanno vista solo in televisione. E da domani sarà aperta al pubblico. Si entra dove c’è un aeroplanino, in formato gigante simile a quelli che si facevano a scuola con un foglio di carta, precipitato. Arte, storia e attualità si fondono così! “Bunkerizzato. Bunker in Alto Adige” giunge al termine di un lunghissimo percorso, iniziato alcuni anni or sono da appassionati della materia e che aveva visto, nella sua prima fase (quindici anni fa) gli studi concretizzarsi nell’edizione di un libro-fotografico-storico, edito dalla Provincia Autonoma ed i cui autori furono Josef Urthaler, Cristina Niederkofler, con il colonnello del genio Licio Mauro a far da consulente, mentre Andrea Pozza aveva fornito l’importante contributo di immagini. Il tutto aveva coronato la musealizzazione di uno dei cinque bunker presenti a Fortezza a far da cornice al forte e, allora, in epoca fascista, a chiudere la valle in una sacca insuperabile per un possibile nemico penetrato dal Brennero.
Ad onor del vero, la musealizzazione del Bunker Nr.3 (gli altri tre sono stati venduti a privati mentre il quarto, piccolissimo, è stato praticamente abbandonato), non ha avuto negli anni quel riscontro di pubblico che l’organizzazione si attendeva ed è stata più premiata come set cinematografico che dal numero dei visitatori. Oggi però, la nuova mostra permanente offre certamente un “gancio” importante per chi, dopo aver visitato l’allestimento, intenda vivere nel bunker “vero” il Nr.3 e per un’oretta, ciò che tanti militari avevano vissuto in passato, nelle viscere della montagna, tra cunicoli e piccole postazioni di cannoni anticarro e mitragliatrice. Il Vallo, attraversava tutto l'arco alpino e contava oltre 300 bunker solo in Alto Adige, con una parte consistente tenuta pronta ed attiva sino al termine della Guerra Fredda e alla caduta del Muro di Berlino.
La mostra dunque mira a far luce sulle strutture difensive nascoste, sui loro retroscena storici e politici, così come sui requisiti tecnici per la costruzione dei bunker: tutti realizzati, ad esempio, con pareti in cemento di enorme spessore, per compensare l’embargo decretato dagli stati allora nemici nei confronti dell’Italia e dalla conseguente penuria di ferro e acciaio.
La mostra è oggi quotidianamente aperta al pubblico.
Dario Massimo
Foto: Dario Massimo